Verso ovest
Il mio viaggio di ritorno verso la California inizia alla
Pennsylvania Station di New York. La stazione e' sotto il
Madison Square Garden, che e' probabilmente comodo per chi
va' a vedere i concerti e gli eventi sportivi, ma puo'
essere causa di confusione per il visitatore occasionale
che si aspetterebbe una costruzione molto piu' appariscente,
come l'altra stazione di New York, Grand Central Station.
Il viaggio si svolgera' su 2 treni Amtrak: il Lakeshore Limited
da New York a Chicago, ed il California Zephyr, da Chicago
a Reno, Nevada (lo Zephyr prosegue in realta' fino
a Emeryville, ma io scendero' a Reno e proseguiro' il
viaggio fino a San Jose su un'altro treno gestito da Amtrak California).
Come e' stato per il viaggio in auto, partire nel pomeriggio
lascia solo un'ora di luce per vedere il panorama
dopo aver lasciato New York. Il treno viaggia lungo
la costa occidentale del fiume Hudson, dirigendosi verso nord
fino ad Albany, la capitale dello stato di New York,
dove attraversa il fiume e gira verso ovest.
La cena e' servita in 3 turni: 17:00, 19:30 e 20:00.
Bisogna prenotarsi con il conduttore che passa lungo
le carrozze a chiedere chi vuole usufruire del servizio
ristorante e per quale turno. Il menu comprende pasta,
pollo, tacchino o bistecca, da 12 a 22 dollari.
Scelgo il turno delle 19:30, visto che a quell'ora sara'
ormai buio. La cena e' piuttosto buona.
C'e' anche uno snack bar che serve cibi preconfezionati
e scaldati in un microonde, ma il servizio ristorante ha
una qualita' decisamente migliore, visto che i piatti
sono preparati sul treno. L'unica critica e' che bisogna
usare il posto assegnato dal conduttore, probabilmente
perche' non ci sono abbastanza posti per tutti i passeggeri
e quindi bisogna condividere il tavolo con qualche
straniero. E' cosi' che mi sono fatto riprendere
davanti al mio piatto di manicotti.
Il treno arriva ad Albany con 15 minuti di anticipo.
La sezione del Lakeshore Limited in arrivo da Boston
viene agganciata in testa alla nostra sezione, e
i due pezzi proseguiranno insieme fino a Chicago.
Mentre aspetto l'orario di partenza (la sosta e'
esageratamente larga) qualcuno dice che ci sono
delle macchine venditrici nella stazione. Poiche'
i beveraggi sono 2 dollari sul treno, decido di
scendere alcuni minuti e comprare un paio di bottiglie
d'acqua nella stazione per 1 dollaro e 25 cent.
Quando pero' cerco di tornare al treno mi accorgo
che le porte automatiche per accedere alla pensilina
non si aprono. Qualche passeggero piu' esperto mi
dice che le porte sono normalmente chiuse e vengono
aperte solo 10 minuti prima della partenza del
treno. Fortunatamente qualcuno entra dalla pensilina
nella stazione, aprendo percio' le porte e lasciandoci
ritornare al treno. Questa sembra essere una pratica
abbastanza diffusa in molte stazioni dove la
biglietteria e' al chiuso: bisogna rimanere all'interno
della stazione fino a pochi minuti prima della partenza
del treno e spesso visitatori e amici non possono
accompagnarti fino al treno. Lo stesso e' capitato
a Denver e a Salt Lake City.
La notte passa senza niente di speciale. Poiche'
e' gia' scuro non c'e niente da vedere. Uso il
mio netbook PC, approfittando della presa di
corrente disponibile ad ogni posto, scrivo
le mie impressioni della giornata (che e' stata
piacevole ma faticosa, con la passeggiata a Midtown
Manhattan della giornata), e mi preparo per la notte.
Dormire sul sedile della seconda classe non e' troppo male.
Fortunatamente non c'e' nessuno seduto accanto a me
(il treno e' solo pieno al 60%) cosi' mi posso
coricare usando entrambi i sedili, anche se non
posso allungare le gambe completamente malgrado
l'ampio spazio tra una riga di sedili e l'altra.
La sensazione e' simile a quella di volare in business
class su un'aereo, ma senza lo stress che mi
viene quando sono costretto a volare.
L'andatura non e' piatta come su un'aereo, poiche'
ogni volta che il treno passa su uno scambio o
attraversa un passaggio a livello si sente distintamente
il diverso rumore delle rotaie.
La mattina dopo ci avviciniamo a Chicago. Viaggiando
di notte si risparmia molto tempo, ma non ci si
accorge di aver percorso quasi 1600 chilometri dalla
partenza da New York.
Poiche' Chicago e' una stazione di testa, e poiche'
i sedili delle carrozze devono sembre essere rivolti
nella direzione di viaggio (non ci sono sedili che
si fronteggiano), e forse per motivi di sicurezza
in caso il treno non riesca a fermarsi prima della
testa della stazione, veniamo indirizzati verso
un'area di manovra, dalla quale veniamo fatti indietreggiare
verso l'ingresso della stazione.
Dovendo aspettare 4 ore per il treno successivo,
lascio il mio borsone in un "locker" (pagando 3 dollari
di noleggio iniziale, piu' un conguaglio al ritiro
che dipende da quanto tempo lo si usa), e mi dirigo
fuori dalla stazione per visitare il centro citta'.
Chicago sembra molto diversa da New York City. Immediatamente
al di fuori della stazione sono avvicinato da alcune
persone che offronivano i loro "servizi" come guide
alla citta'. Li scanso con decisione dicendogli (mentendo)
che non ho bisogno di alcuna guida. Ho una certa
sensazione di insicurezza. Fortunatamente molta gente
sta uscendo dalla stazione, molti con macchine fotografiche
e cartine in mano, per cui mi accodo a loro sperando che siano
turisti e che si dirigano verso i posti piu' interessanti
della citta'. Mi preoccupo comunque di annotare il
nome delle strade di fronte alla stazione, cosi' da
saper dove ritornare.
Seguendo la gente mi ritrovo a downtown, tra
i grattacieli e i negozi del centro. La sensazione di
insicurezza rimane guardando i vicoli stretti tra i
grattacieli, dove probabilmente non batte mai il sole.
Alcuni palazzi sono nuovissimi, costruiti con acciaio
e vetro, altri sono vecchissimi e apparentemente
abbandonati, costruiti con mattoni scuri che
l'inquinamento ha reso praticamente neri,
per cui nei vicoli sembra tarda sera anche a mezzogiorno;
non vorrei trovarmici da solo di notte.
Non vedo alcun poliziotto per le strade, e molta
piu' povera gente che a New York, fino a che non raggiungo
il grande magazzino Macy's, dove la clientela
evidentemente molto piu' affluente sta spendendo i
primi soldi per le spese natalizie.
Continuando verso est raggiungo finalmente la fine del
distretto finanziario e un largo spazio aperto che
fronteggia la baia, chiamato Millennium Park. Qui si
vede lo splendore della skyline della citta' e la
ricchezza delle attrazioni, dal museo d'arte all' AT&T Cloud,
una schintillante scultura astratta che crea affascinanti
immagini riflesse, ed altri vari lavori d'arte.
Passo le rimanenti 3 ore a girare tra il Millennium Park
e il porticciolo che si affaccia sulla baia, prendendo
foto e video.
Ritorno alla stazione e recupero il mio borsone pagando
altri 6 dollari per un totale di 9 dollari per un
utilizzo di 3 ore e mezzo, e salgo sul California Zephyr
che attraversera' il Midwest (Illinois, Iowa, Nebraska
e Colorado) ed il West (Colorado, Utah, Nevada, California)
per un totale di 2700 chilometri in 2 giorni.
L'Illinois non sembra niente di speciale. Molti campi
coltivati scorrono dalle finestre del treno fino a che
non scende l'oscurita'. Mi dicono che l'Iowa e il Nebraska
non sono molto diversi. Cerco di dormire durante la notte,
ma sfortunatametne una bambina piccola continua a piangere
proprio due sedili davanti al mio, rendendo la notte
una vera sofferenza. Quando molta gente scende dal treno
all'ultima stazione della giornata, prendo il mio bagaglio
e mi sposto nella carrozza precedente. Facendo cosi' non
solo ottengo un'agognata tranquillita', ma ottengo
anche l'accesso alla presa di corrente per i miei gadget
elettronici. Infatti tutte le altre carrozze, compresa
la carrozza osservatorio e quella ristorante, non hanno
prese di corrente ai posti. Se non avessi trovato un
posto con la presa, non avrei potuto usare il mio computer
e sopratutto non avrei potuto ricaricare le batterie
della videocamera.
La mattina dopo arriviamo di buon ora a Denver, Colorado.
La stazione di Denver e' piuttosto grande per servire solo
due treni passeggeri al giorno. I rimanenti servizi sono
infatti affidati a qualche bus che si dirama dalla stazione
e all'accesso alla metropolitana di superficie dall'altra
parte dei (tre) binari per i treni. Poiche' Denver e' anch'essa
una stazione di testa, come Chicago, il treno ha dovuto
perdere una ventina di minuti per la manovra di ingresso
nella stazione in retromarcia.
Lasciando Denver dopo poco si inizia a salire lentamente
sulle Montagne Rocciose. La vista migliore e' sul
lato destro del treno, poiche' sul lato sinistro alte
rocce sono vicinissime alla ferrovia. La salita e' lenta
ma costante, con molte larghe curve ad U che permettono
una visione della pianura sottostante. Dopo l'ingresso
in qualche corta galleria si entra nel tunnel vero e
proprio che attraversa le montagne per circa 20 chilometri.
Sul lato ovest ci fermiamo per lasciar passare lo Zephyr
diretto verso est che sta impegnando un tratto a singolo
binario. Molte gallerie e tratti difficili sono infatti
a singolo binario, visto che comunque l'unico utilizzo
e' dei treni merci e dei 2 Zephyr giornalieri.
Dopo che il nostro omonimo ci ha incrociati, il conduttore
ci avverte che lo scambio si e' ghiacciato, e che
ci sara' un ritardo di 10 minuti per permettere al
personale del treno di sbloccare lo scambio manualmente.
Alla prima stazione sul lato ovest delle Rockies sale
molta gente diretta principalmente a Salt Lake City.
Sono probabilmente turisti in visita a famigliari o
in vacanza per il week-end del Ringraziamento.
Solo l'ultima carrozza ha gente principalmente diretta
a Reno, Sacramento o Emeryville. Visito l'ultima
carrozza in un paio di occasioni per filmare la vista
dal finestrino di coda del treno, che consente una vista
senza i fastidiosi riflessi sul vetro che si hanno
nella carrozza osservatorio.
La vista e' interessante, ma sono sicuro che lo sarebbe
ancora di piu' se ci fosse piu' neve. La discesa sul
lato ovest segue il fiume che si apre la via tra le
montagne e alti canyon, prima di allargarsi nel
deserto aperto dello Utah.
Sembra che una delle attivita' preferite dei passeggeri
(almeno di quelli che sembrano essere assidui utilizzatori
di questa linea) sia quella di avvistare selvaggina
sui lati delle montagne e sul letto del fiume.
Varie persone mi indicano eccitate la presenza di
cervi, capre selvatiche e specialmente aquile sui rami degli
alberi. Riesco fortunatamente a riprendere un'aquila che
per un certo tratto segue il treno volando sul fiume.
La cena e' servita in 6 turni: 17:00, 17:30, 18:00, 18:30,
19:00 e 19:30. Anche in questo caso la pasta e' 12 dollari.
Arriviamo a Salt Lake City, nello Utah, con 40 minuti di
anticipo. La palazzina della stazione e' un piccolo locale
non piu' grande di un paio di box per auto al limite estremo
del fascio merci. La pensilina Amtrak e' tra il fascio merci
e i binari della metro di superficie. Per raggiungere
la stazione bisogna camminare fino alla testa del treno
e aggirare la locomotiva per poi tornare indietro lungo
la pensilina dei treni locali, che fatta alla quota della
citta' e con la temperature invernali della notte
non e' stato molto piacevole. Ritorno percio' al treno il piu'
presto possibile, e noto che il personale del treno
che esce dalle carrozze ad ogni fermata indossa giacconi
imbottiti da alta montagna per proteggersi dal freddo.
Il personale di Denver viene sostituito dal personale
di Salt Lake City, e le locomotive vengono rifornite
di carburante. Noto parcheggiato in una delle pensiline
piu' lontane un paio di treni a 2 piani trainati da
locomotive diesel, simili a quelli gestiti da Amtrak California.
Vengo poi a sapere che e' un nuovo servizio regionale
che copre i sobborghi piu' lontani ed eventualmente
arrivera' sino a Provo.
Il giorno successivo e' dedicato al Nevada. Il deserto
del Nevada non e' bello come quello dell'Arizona o
del Colorado, pertanto il viaggio non e' molto eccitante.
I colori sono piu' costanti e tendenti al grigio,
mentre in Arizona e Colorado si vede molto piu' rosso
e giallo. Arrivo a meta' mattinata a Reno, e scendo
dal treno per far posto a un mucchio di gente che
vuole salire. Apparentemente il treno lungo
la tratta Reno-Sacramento e' tutto esaurito, che
e' il motivo per cui avrei dovuto pagare molto di
piu' se avessi voluto proseguire fino a Emeryville
sullo Zephyr. Invece ho scelto di prendere il servizio
successivo da Reno a Sacramento, che e' effettuato
con corriere come estensione del Capitol Corridor
di Amtrak California che da Sacramento arriva sino
a San Jose. Il bus parte 2 ore e mezzo piu' tardi,
per cui attraverso la strada dalla stazione ed
entro nel Casino' Harrah's, e mi abbuffo al
buffet "all-you-can-eat" per 14 dollari. Apprezzo
particolarmente la sezione dei dessert :)
Ritornando alla stazione salgo sul bus e riparto.
Poiche' i viaggi in autobus non mi interessano
particolarmente, mi appisolo per gran parte del
percorso. L'autobus era quasi pieno, e poiche'
il guidatore sapeva che non c'erano altri
passeggeri che sarebbero saliti alle altre
stazioni (grazie alla prenotazione obbligatoria),
ha proseguito verso Sacramento senza fermarsi.
Immaginate la mia sorpresa nel vedere il
California Zephyr che avevo lasciato a Reno
entrare nella stazione di Sacramento esattamente
nello stesso momento in cui il mio bus si fermava
davanti alla stazione. Evidentemente il treno ha dovuto
viaggiare molto lentamente sulla ferrovia
che attraversa il Donner Pass sulla Sierra Nevada,
e non poteva competere col nostro autobus
che viaggiava ai 90 all'ora sulla Interstate 80.
Grazie quindi alla velocita' del bus riesco a
prendere il treno delle 3:15 per San Jose.
Questo treno parte prima dello Zephyr, e ferma
ad ogni stazione, per cui chi deve proseguire
oltre Emeryville deve comunque cambiare a Sacramento,
pena l'attesa a Emeryville del regionale successivo
che passa dopo un'ora e mezza.
Il Capitol usa carrozze a due piani con prese
di corrente ad ogni posto. Ha un servizio
bar e ha la reputazione di essere la terza
linea con piu' passeggeri degli Stati Uniti,
dopo il North East Corridor che collega Boston
a New York e Washington, ed il servizio
della California meridionale da Santa Barbara
a Los Angeles e San Diego.
Infatti il treno e' quasi pieno, anche se molta
gente e' gia' scesa prima di arrivare ad Oakland,
e all'arrivo a San Jose era praticamente vuoto.
La baia di San Fransisco da Martinez fino a Richmond
e' uno spettacolo, con i binari che costeggiano
le spiagge e passano sotto il ponte di Carquinez.
Vale la pena di fare questo tratto in treno
anche solo per vedere la baia.
Finalmente arrivo a San Jose, e mi accorgo di
come l'aria, la luce e la temperatura siano
totalmente cambiati dal freddo che mi ha
perseguitato per gran parte del viaggio,
e mi rendo conto di quanto sono fortunato
di vivere nella calda e assolata California.
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